Premio "Pavia città della vita"

Il Comitato attribuisce la medaglia della Madonna di Piazza Grande ai vincitori del premio "Pavia città della vita" che si sono distinti nella tutela della vita il cui riconoscimento, avvenuto a Pavia, ha fatto della nostra città la "Città della Vita".

La parola ai vincitori

Pupi Avati
2003 - «Ho avuto sempre il sospetto di essere nato nove mesi prima, al punto che ho fatto una ricerca molto approfondita e anche un po' imbarazzante nei riguardi di mia madre e di mio padre chiedendo loro esattamente quando, dove, come mi hanno fatto e l'ho scoperto: sono stato concepito la sera del 3 febbraio del 1938 in una camera del II piano dell'hotel Pax Helvetiae in via IV novembre a Roma. I miei genitori erano in viaggio di nozze. I miei genitori si erano sposati quella mattina nella chiesa di San Giuseppe dei Cappuccini a Bologna, ed erano in viaggio di nozze, vennero a Roma, poi mi fecero. Andarono a cercare di vedere il duce, infatti presero un albergo vicino a piazza Venezia, non lo videro, pioveva, il duce non si affacciò andarono a Napoli, pioveva, andarono a Venezia. Ma io ero già con loro, tanto è vero che da quel momento io ho in modo inspiegabile, misterioso, essendo nato nove mesi dopo a Bologna, ho provato un'attrazione speciale per questa città che ho provato a giustificare solo attraverso quella nottata là, che deve essere stata una nottata mica da niente, mica da ridere, in cui c'è stato un impegno di entrambi notevole...»

Angelo Vescovi
2004 - «L'atto iniziale della vita avviene al momento del concepimento, della fecondazione dell'ovulo da parte dello spermatozoo, quando si verifica la fusione dei due corredi genetici, del padre e della madre. Una volta che è iniziata la fusione, il processo vitale continua: quindi non vi è alcun dubbio che l'atto della fecondazione è il primo momento in cui, per la prima volta, in 15 miliardi di anni, età dell'universo, viene a crearsi un'entità biologica, che contiene il patrimonio genetico di quell'essere che poi sarà Carlo, Mario, Luigi... Che il primo atto di vita è il concepimento è anche dimostrabile da un punto di vista termodinamico: solo in quel preciso momento, il contenuto d'informazione di quella cellula passa ad un livello tale e pari a quello dell' essere vivente, come lo conosciamo da adulto. Non è opinabile l'inizio della vita; sono invece opinabili tutti i criteri usati successivamente per stabilire che l'embrione è vivo o no, negli stadi di sviluppo successivo».

Cecilia Gasdia
2005 - «Ho cantato per Giovanni Paolo II, l'ho fatto con entusiasmo perché mi sono sempre sentita legata a lui. Il giorno che tornò, con l'elicottero, in Vaticano dopo l'attentato del 1981, fu dato un grande concerto in Sala Nervi. Ero giovanissima, avevo 21 anni e tremavo come una foglia. Quando gli baciai l'anello, non riuscivo a contenermi dalla gioia e dalla commozione. Se ne accorse e mi diede un buffetto sulla guancia. Mi è sempre rimasta quella 'toccata' del Papa. L'incontro con il Movimento per la vita è avvenuto in occasione del referendum. Ho la fortuna di vivere accanto a un medico, mio marito, e questo mi ha certamente aiutato. Ho capito che mantenere la legge 40 era l'unico modo per impedire una compravendita selvaggia degli ovuli e degli spermatozoi dei donatori. Da madre, capisco il dolore di chi non può diventarlo. Ma a queste donne consiglio di pensare all'adozione: un atto d'amore immenso che dà un futuro a bimbi dimenticati».

Mario Melazzini
2006 - «Al di là delle mie convinzioni personali, per altro razionalmente motivate, pur avendo il massimo rispetto delle considerazioni espresse a più riprese dal signor Welby, frutto di evidente sofferenza e di giustificato senso dell'abbandono della vita causato dalla patologia da cui egli è colpito, mi amareggia vedere che si investe moltissimo, in denaro, impegno politico, comunicazione mass-mediatica, per iniziative che vanno in una direzione monotematica incentrata unicamente sul diritto a morire senza quasi mai prendere invece in considerazione le ragioni di chi, pur in condizioni clinico-fisiche, a volte anche peggiori di quelle in cui attualmente si trova Welby, sceglie comunque di continuare a vivere. Posso testimoniare che moltissimi malati che si trovano in condizioni peggiori delle mie, ventilati meccanicamente 24 su 24, alimentati artificialmente per via entrale, con paralisi completa, con unico movimento residuo a carico dei globi oculari, non chiedono che di poter continuare a vivere, e di poterlo fare con dignità. Dovrebbero essere ascoltate con un'attenzione pari a quella riservata al ?caso Welby? anche le voci dei malati che non misconoscono l'amore per il dono della vita, pur vissuta nella sofferenza e tramite supporti tecnici quali la ventilazione meccanica e/o alimentazione artificiale, tenendo nel contempo in adeguata considerazione le reali condizioni in cui le persone con patologie gravi e le loro famiglie vivono.

Claudio Magris
2007 - «La vita di un uomo è una curva ininterrotta dal momento del concepimento a quello della morte, una curva che procede verso il potenziamento per poi declinare verso il progressivo impoverimento biologico e intellettuale; una parabola che è esposta alle aggressioni delle malattie, della denutrizione, della violenza, delle carenze affettive, e non conosce soluzioni di continuità. Fra un neonato e un uomo di vent'anni c'è più differenza di quanto ce ne sia tra il medesimo neonato e lui stesso al settimo mese di gestazione o fra questo settimo mese e il quarto e così via».

James Parker
2013 - Aveva lanciato un sentito appello al termine dell’edizione estiva dei giochi Paralimpici: «La mia esperienza con il Villaggio Paralimpico, la protettissima residenza di tutti gli atleti e i dirigenti nei pressi del Parco Olimpico, è quella di un luogo sacro, sebbene il Villaggio sia disseminato di sedie a rotelle, stampelle, corpi di ogni forma e dimensione, c’è una vibrante tangibile passione per la vita, che nemmeno la città più illustre può vantare. Questa esperienza sportiva mi rimanda costantemente alle parole di San Lazzaro a cui, nell’anno 258, fu comandato di portare il tesoro della Chiesa all’imperatore Valeriano. Nei giorni successivi il santo portò all’imperatore i poveri, gli storpi e i mutilati e affermò: "ecco i gioielli della Chiesa"...».

Le motivazioni

Premio assegnato a PUPI AVATI
"L'essenziale è invisibile agli occhi", diceva il Piccolo Principe di Antoine Saint-Èxupery: Pupi Avati ha contribuito a mostrarcene, con i suoi film, qualche inatteso barlume, rappresentando con intelligenza e poesia le verità più profonde della vita.
Pavia, 22 novembre 2003

Premio assegnato a ANGELO LUIGI VESCOVI
"Se l'universo ha preparato per milioni di anni, dalla natura inanimata, una mente capace di amare, non sarà questo il compito dell'uomo?" Così disse il neurofisiologo John Eccles, premio Nobel per la Medicina nel 1963. Con i suoi studi il Prof. Angelo Vescovi, massimo esperto italiano sulle cellule staminali, ha dimostrato un contagioso amore per la vita, anche quella nascosta nelle sue primissime fasi, riuscendo a testimoniare con coraggio e anticonformismo la sua fiducia nella verità della scienza.
Pavia, 30 ottobre 2004

Premio assegnato a CECILIA GASDIA
Diceva Leopardi che "una verità sconosciuta è pur sempre verità" e che la musica è la "più universale delle bellezze" proprio perché è capace di farci conoscere barlumi intensi delle verità più nascoste. Cecilia Gasdia, con quella sua voce intelligente e profonda, ci ha cantato tante volte bellezza e verità. E ha saputo farlo anche fuori dall'ambito strettamente artistico, riconoscendo intrepida il volto di un nuovo femminismo non dimentico delle parole con cui Maria ha accolto suo Figlio: "Grandi cose ha fatto in me l'Onnipotente".
Pavia, 12 novembre 2005

Premio assegnato a MARIO MELAZZINI
Dice la tradizione giudaica: "Il Re dei re ha coniato la forma di ogni uomo con la matrice di Adamo. Tuttavia non troverai nessun individuo simile a un altro. Quindi ciascuno dovrà dire: il mondo è stato creato per me". Mario Melazzini, con la sua fede e con la sua testimonianza intelligente e appassionata, ha rivelato tutto lo splendore del suo essere uomo. E ha aiutato in tal modo ciascuno di noi a ripetere con lui: "il mondo è stato creato perme".
Pavia, 16 dicembre 2006

Premio assegnato a CLAUDIO MAGRIS
Attento ai minimi significati della vita, alla bellezza che non si vede (compresa quella nascosta nel grembo di una madre); amico delle cose umili e vere (la famiglia, una tavolata di amici, piatti semplici e vino schietto); gli occhi aperti a un credibile Cielo come a un altrettanto credibile inferno, Claudio Magris ha saputo spremere una cultura sconfinata in parole insieme ardue e chiare, che lasciano il segno. Esperto del linguaggio di Dio, l'umorismo che tutto rallegra e perdona, ha saputo anche grazie a questo dono illuminare gli angoli bui dell'esistere umano. Grande laico come il suo maestro Bobbio, ma non - lo ha detto lui stesso - «nel senso stupido e scorretto in cui viene correntemente usata questa parola, quasi significasse l'opposto di credente o religioso», Magris ha sempre attribuito alla laicità un significato ricco, inclusivo non esclusivo di valori, difendendo sempre (ancora parole sue) «il diritto dell'individuo [?] appena concepito, embrione, giovanotto, pensionato, decrepito incontinente». Mai ci ha lasciati soli nelle nostre battaglie. E mai ci lascia soli nelle sue pagine che consolano le giornate.
Pavia, 1 dicembre 2007

Premio assegnato a DON ZENO DI NOMADELFIA
Sempre dalla parte degli ultimi e dei dimenticati, don Zeno Saltini ha voluto condividere - di questi suoi fratelli e di queste sue sorelle - il disagio dell'abbandono e dell'incomprensione. Trovava la sua forza in una fede dolcissima e tenace. Ciò ha fatto di lui un outsider geniale, capace di penetrare nelle pieghe oscure della storia per estrarne gioia e splendore. Così, dalle macerie tristi del lager di Fossoli, ha saputo inventarsi una comunità dove l'unica legge fosse quella della fratellanza e dell'amore. Nomadelfia, appunto. Questa sua stessa genialità controcorrente lo ha portato con naturalezza a individuare i due nervi scoperti della modernità: la famiglia minacciata o imborghesita; la vita manipolata e offesa. E nei due campi ha operato instancabile. In un mondo dominato dalla solitudine, Nomadelfia è una famiglia fatta di famiglie, dove nessuno è solo. E quanto alla vita, don Zeno è stato tra i primissimi - con altri irregolari come lui, progressisti come lui (per esempio il grande La Pira) - a difenderla da leggi pericolose e inique. Per questo ne onoriamo la memoria, viva nei figli e nelle figlie di Nomadelfia.
Pavia, 20 dicembre 2008

Premio assegnato a JAMES PARKER
Di origine siriana e musulmana, James Parker è cresciuto in una famiglia adottiva anglicana per poi convertirsi al cattolicesimo, senza però mai rinnegare le proprie radici che abbracciano più mondi. Per questo, nel suo prossimo riconosce francescanamente nient'altro che sorelle e fratelli. E per questo, in un complesso percorso di formazione, ha imparato a a diventare un affascinante "avventuriero della carità" - come scriveva ieri Carlo Magris sul Corriere della sera - prodigandosi nel riconoscimento e nella difesa dei diritti meno pacifici, come quelli dei bambini concepiti. Coordinatore cattolico delle recenti Paralimpiadi londinesi, James ha avuto il candore spiazzante di dire che buona parte dei campioni paralimpici probabilmente non sarebbero nati se fossero stati inglesi, a causa dell’esagerata permissività di quella legislazione che consente di abortire anche in fasi molto avanzate della gravidanza e per rimediabilissimi difetti del feto. Grazie James per averci ricordato che il re è nudo!
Pavia, 10 marzo 2013