La Madonna di Piazza Grande e il Broletto

Con il termine di "Broletto", "Arengario", "Palazzo della ragione" vengono indicati gli edifici presso cui nei secoli XII e XIII aveva sede la magistratura dei Comuni Lombardi e nei quali si svolgevano le attività amministrative e l'esercizio della giustizia.

Il Broletto di Pavia è considerato tra i più antichi della Lombardia. Si tratta di uno dei simboli della città, fra quelli peraltro di più difficile lettura, in relazione alla sua complessità architettonica ed edilizia, a causa delle continue sovrapposizioni; e inoltre a causa della commistione plurisecolare di usi pubblici e privati.

Dopo la distruzione del Palazzo imperiale nel 1024, il Broletto è diventato il principale edificio di governo ed è stato quindi testimone di tutte le vicende che si sono susseguite nella storia della città . Nei suoi saloni di rappresentanza sono transitate personalità quali Carlo Magno, Federico Barbarossa, Federico II di Svevia, i Visconti, gli Sforza, Francesco I di Francia, Carlo V, Filippo II di Spagna, i governatori di Maria Teresa d'Austria, Napoleone Bonaparte, Vittorio Emanuele II, Mussolini. Molte sono state anche le destinazioni del complesso del Broletto.

Dal 1198 al 1875 è stato la sede del Comune, prima nella sola ala sud (lato piazza Cavagneria) e dal 1236 anche quella nord (lato piazza Grande, ora piazza della Vittoria), che fu oggetto di un notevole intervento in età rinascimentale con la realizzazione del loggiato su due piani e della scalinata. Dal secolo XVI al XIX l'edificio ha anche ospitato le carceri (nel lato di Cavagneria) e, nello stesso arco di tempo la Loggetta dei Notai (lato sud dell'edificio verso il cortile interno).

E' stato fra altro, sede della Scuola Normale Femminile, della Camera del Lavoro, della Federazione Provinciale dei Fasci di Combattimento, della Federazione del Partito Comunista.

Dal 1964 fino al 1989 ha ospitato la Scuola Media «Felice Casorati». E proprio gli alunni della sezione «C» di tale scuola hanno effettuato nel 1985 una approfondita, ampia ricerca sul Broletto, parlando anche della Madonna di Piazza Grande.

In quella bella ricerca degli studenti la Prof.ssa Anna Maria Garofoli De Paoli doveva trovare risposta ad alcuni interrogativi che la visione della Statua della Madonna, allora ospitata nella cripta del Duomo, le aveva suscitato, dando inizio ad un lungo percorso di restauro e ricollocazione della Statua sul Broletto. Il Broletto è oggi definito sul lato nord da piazza Vittoria e via del Comune, sul lato est da via Paratici, sul lato sud da piazza Cavagneria e sul lato ovest dal confine del cortile interno con le absidi del Duomo. Ha una destinazione polifunzionale: nel campo dell'alta formazione universitaria IUSS - Istituto Universitario di Studi Superiori e nel campo dei servizi comunali di promozione culturale e turistica (1).

(1) Le notizie sul Broletto sono state tratte da: Sisto Capra, Pavia e il Broletto - Una storia breve, I Quaderni di Socrate, PI.ME Editrice S.r.l., Pavia, 2010

La storia della Madonna di Piazza Grande è indissolubilmente legata al Broletto, che è stato il sito originario per il quale la statua è stata creata, agli inizi del 1600, per volontà dei pavesi, sollecitati dal predicatore domenicano Padre Amanzio, a spese del Comune. E la Madonna rimase sulla loggia superiore del Broletto nella "nigia" (nicchia) creata appositamente fino all'ottobre 1872, punto di riferimento per tutti coloro che frequentavano Piazza Grande ed in particolare per le erbiventole che l'avevano eletta a loro affettuosa protettrice e le tributavano un culto speciale, provvedendo ad ogni spesa per illuminazione e manutenzione dell'Altare, nonché alle spese necessarie per la celebrazione della festa nel giorno in cui ricorreva la Madonna del Rosario (uno dei tanti nomi attribuiti alla nostra Madonna).

La Madonna rimase sul Broletto per più di due secoli, finché nel 1872 i responsabili del Municipio deliberarono di rimuovere la statua dalla facciata del Broletto, richiedendo alla Fabbriceria della Cattedrale di collocarla all'interno del Duomo.

Questo accadeva nel clima di anticlericalismo che ha caratterizzato gli ultimi decenni dell'Ottocento e che è stato ben testimoniato sul piano locale dallo storico Faustino Gianani, nonché in un momento di crisi politico-amministrativa del Comune. Presso l'archivio Diocesano di Pavia si conserva la documentazione epistolare fra la Fabbriceria del Duomo, il Vescovo e il Municipio, che invoca "un diverso e più acconcio collocamento" della statua nel Duomo.

La Fabbriceria, con il benestare del Vescovo, acconsentirà alla richiesta del Municipio, accogliendo la statua in "una nicchia dello scurolo, dalla parte del vangelo".

Le spese del trasferimento saranno a carico del Municipio. Il trasferimento viene giustificato dal Municipio con l'esigenza di riparare "il muro sul quale appoggiavasi la detta Statua".

Nello stesso documento viene evidenziata anche la necessità di collocare la statua altrove perché non più compatibile con i preventivati lavori di restauro. In una lettera della Fabbriceria al Vescovo si evidenzia che il trasferimento della Madonna nella cripta del Duomo, avvenuto il 21 ottobre 1872, risultava di gradimento anche alle erbivendole della piazza, che proseguirono nella devozione alla Madonna nella nuova dimora, con tale frequenza da indurre l'inserviente a lasciare aperto "in ogni tempo" la scurolo.

Per ragioni di sicurezza il Fabbricere si dice costretto a limitare l'accesso alla cripta (per il vero, in modo piuttosto drastico) al sabato, per un'ora "dopo la seconda Messa". Un dipinto di Angelo Inganni, databile 1850-1880 che rappresenta la Piazza Grande, e una poesia di Silvio Cappella (1837- 1891), in cui è ricordata la Statua della Madonna, testimoniano una temporanea coesistenza della cappella e dell'orologio.

Nel 1873 lo storico Camillo Brambilla riuscì con una mozione in Consiglio Comunale ad evitare l'abbattimento del Broletto stesso.

Fino al 1875 il palazzo restò la sede del Municipio, che venne poi trasferito a Palazzo Mezzabarba; nei decenni successivi gli spazi lasciati liberi dal Comune vennero concessi in uso alla Scuola Normale Femminile e alla Camera del Lavoro di Pavia. Nel XX secolo il Broletto è stato oggetto di numerosi interventi volti alla salvaguardia del palazzo. Particolarmente importanti due progetti di restauro: nel 1911 il progetto affidato a Luca Beltrami venne rinviato a causa della Prima Guerra Mondiale.

Nel 1921 il Comune affidò l'incarico di progettazione ad Ambrogio Annoni che tenne in considerazione la relazione Beltrami. I lavori iniziarono nel 1926 sotto la direzione dell'Annoni, coadiuvato da Emilio Aschieri.

L'inaugurazione ebbe luogo nel 1928. Quando l'Annoni si accinse alla progettazione del restauro del Broletto, la cappella della Madonna non esisteva già più. La cupoletta risulta rimpiazzata da un attico con orologio coronato da un timpano lunettato.

Nel 1928, quando erano in corso i restauri dell'Annoni, venne promossa una petizione, sottoscritta all'unanimità dagli esercenti di Piazza Grande, in cui si chiedeva che venisse ricollocata sulla fronte del Broletto "l'effige della Madonna che per quasi tre secoli sorrise ai nostri maggiori e fu oggetto di culto amoroso e fervoroso da parte di essi". La petizione però non ebbe seguito ed il restauro rispettò l'esistente.

Articolo apparso sul giornale «IL TICINO», venerdì 15-6-1928

Articolo di Gianani apparso sulla «PROVINCIA PAVESE», 31-5-1987